Si dice che la storia sia
"magister vitae" ovvero maestra di vita, tanto da spingere Cicerone a
dire che "chi non conosce ciò che è avvenuto prima di noi, le nostre
origini, la nostra storia, da dove veniamo etc è come un restare perennemente
bambino", ovvero non si capirà e non si riuscirà a leggere il presente, ci
si accoda alle masse e si va dove porta il vento, perpetuando gli stessi errori
di chi ci ha preceduto, ci si lamenta di quelli che verranno poiché "ormai
non sono più i tempi di una volta.... questi giovani sono senza valori.... ai
miei tempi....", queste cose dovrebbero essere da escludere a priori per
una persona di intelletto e se si vorrebbe capire, eppure si cade in facili
giudizi fatti per sommi capi, che a parere di chi li esprime sono il massimo
del ragionamento, infatti chi parla ha capito tutto della vita!(In teoria in
pratica e tutto diverso....). Si potrebbe evitare il tutto con un atteggiamento
più oculato e saggio, imparando dagli errori altrui e non criticandoli ne
giudicando secondo le proprie inclinazioni o i propri "valori" ma
essendo cosciente che chi "sbaglia" come chi osserva è un uomo,
quindi passibile di errore e ciò che fa un nostro simile dovrebbe essere solo
un invito a ragionare ad essere magnanimi essere solo degli acuti osservatori. Si
dovrebbero buttare alle ortiche le verità assolute quando mettono la gente a
giudici degli altri, le verità assolute (come le religioni, ideali politici,
correnti filosofiche, le verità della tv etc etc) che spesso sono un punto di
arrivo, chi si barrica dietro di esse credendo di avere la verità in mano, nasconde
le proprie paure, la paura di crescere confrontandosi, che per orgoglio non
essendo sicuro delle proprie idee ed avendo paure di passare alle altre è come
una bandiera che va dove porta il vento. Spesso si usano queste “verità” per
evitare di ragionare e divenendo paladini delle idee preconfezionate che
avvallano i valori transitori della massa, si fanno solo chiacchiere senza
capire neppur quello che si dice, infatti spesso non si ascolta chi ci sta di
fronte ma in base all'argomento che viene fuori, avendo capito di cosa si parla
si chiude la testa e inizia la sfilza di prediche e buoni consigli
sull'argomento sempre uguali ed adatte ad ogni situazione e per ogni persona, così
si preclude la comprensione di chi ci sta di innanzi magari con età e\o idee diverse, si pensa che siano
sulla via sbagliata o che siano privi di valori, solo perchè sono differenti
dai nostri ma non si comprende che ne hanno degli altri diversi, così chi
giudica non ha ne le conoscenze ne le facoltà mentali per capire, ma è solo
buono a criticare e far la morale!
Infatti per questo non c’è bisogno neanche
di scomodare minimamente il cervello basta solo aver un ottima parlantina. A
tal proposito mi viene in mente un aforisma di Bruce Lee che dice: " le
teste vuote hanno lingue lunghe" ovvero più si parla meno si capisce è una
legge matematica. Infatti penso che il parlare in modo poco oculato e
logorroico allontana dal guardare per imparare e far da maestro unicamente a se
stesso senza giudicare. Questo atteggiamento porterebbe al cambiamento della
nostra vita, ovviamente con molti benefici, però ciò richiede un perenne
sforzo, un ampliamento sempre maggiore delle proprie vedute e delle proprie
conoscenze, un uscire fuori dal proprio punto di vista ristretto, instabile e
pieno di superbia e pregiudizi (che stanno alla base dell'ignoranza e della
stupidità umana), altresì ad un così grande sforzo corrisponde un risultato
differente da quello che ottiene la massa che non usa quotidianamente più del
15% delle proprie facoltà mentali, eppure in ogni luogo ed in ogni epoca ciò si
rinnova di generazione in generazione, come diceva De Andrè si chiude la testa
si spalanca la bocca e "si maledicono le donne il tempo ed il
governo". Questo atteggiamento e quello che muove i popoli in ogni epoca,
poichè per far questo ripeto non si deve usare neanche un pò il cervello basta
solo muovere le labbra e parlare ed ecco che "gli scienziati" di
turno cominciano le loro arringhe. Con questa introduzione voglio mettere in
luce l'atteggiamento dell'uomo di ogni tempo, non quello dei nostri avi, dei
miei contemporanei o delle generazioni future ma dell'uomo di tutte le epoche,
di ogni luogo e di ogni cultura, il quale credendo di avere la verità in mano
non fa altro che criticare chi non appartiene al proprio "partito", al
proprio modo di agire "giusto" seppur temporaneo e limitato, facendo
della filosofia speculativa per tirar acqua al proprio mulino. Ciò mi è
sembrato lampante studiando il percorso evolutivo dell’uomo lungo la storia e
nelle diverse culture, i suoi grandi pensatori ed i suoi filosofi, dai credenti
ai non credenti, non lasciando nel dimenticatoio queste nozioni come roba
inutile ne facendo sfoggio di nomi o teorie altisonanti ma applicando queste
conoscenze al mio tempo,ai miei luoghi ed alla mia gente, osservando i miei
contemporanei, così tirando le somme ho visto come nulla è cambiato se non i
mezzi ed i volti, ovvero le problematiche di allora sono le stesse di oggi, con
l’unica differenza che chi non conosce cos’è avvenuto prima crede il proprio
vissuto e le proprie problematiche siano uniche ed appartenenti solo al
presente ma nulla di più sbagliato. Infatti ciò che notavo è come ogni persona
non sia tanto alla ricerca della verità o quantomeno dedito ad incamminarsi
sulla sua strada, ma partendo dalle sue convinzioni finge di partire da zero
gira e rigira con teorie varie in modo da arrivare al punto di partenza e così
far proseliti o almeno giustificare le proprie convinzioni, cercando l'appoggio
altrui, infatti tanto meno si capisce quello che si dice e\o non se ne è
convinti tanto più si cercano più adepti, ovvero se si crede allora si cercano
tutte delle teorie che per quanto "innocue" portano già alla soluzione
e viceversa dall'altra fazione. Ciò si potrebbe notare nelle 5 vie di S.
Tommaso d'Aquino dottore della chiesa, mentre d'altro canto ci sono le teorie
di Voltaire e di altri illuministi che gira e rigira mostrano il contrario , anche
se sia a loro che ad alcuni credenti si deve riconoscere il "rispetto per
chi pensa diversamente" quantomeno in teoria o come buon proposito e
questo penso sia un atteggiamento molto più equilibrato. Tra le varie diaspore
sui vari temi quello che più mi ha colpito per equità di pensiero è stato
Epicuro e la sua atarassia ed apatia, ovvero egli predicava l'assenza di
preoccupazioni e di dolore, la sua dottrina faceva leva sulle paure principali
ed ataviche dell'uomo ovvero la paura degli dei e della morte. Sugli dei (per
come venivano adorati allora e nel suo contesto) egli diceva: "gli dei non
esistono e se esistono sono troppo impegnati a farsi gli affari propri",
infatti allora si credeva che gli dei facessero tutto quello facevano gli
uomini, si ubriacavano, si innamoravano, facevano le corna (zeus in quanto capo
degli dei era un mandrillo e vantava numerose scappatelle e pure tanta prole),
così ad andar contro la teologia di allora a cui nessun uomo doveva neppure
osare ribellarsi (come i nostri tempi e come è stato sempre nei secoli) al solo
pensiero si veniva bollati come atei, immorali, persone che conducono alla
sbando i giovani etc etc, così fu etichettato Epicuro, Socrate e via
discorrendo, insomma basta toccare la credenza delle masse e spingere al
ragionamento e subito il gioco è fatto, meglio "credere" come sempre
si è fatto alla tradizione e alle leggende, ma se poi chiedessimo ad ogni
singolo "credente" di motivarci le ragioni della propria fede come
diceva san Paolo che risposta si può ricevere se non: " è giusto così
perche tutti credono così? Oppure mi hanno insegnato così? Ci credo e basta poi
non so neanche a che cosa ma credo, perchè devo aprire la mente ed interrogarmi
ed avere una fede forte e salda? Meglio chiudere la testa e seguire le
moltitudini, poi magari bestemmio, uccido ma sono devotissimo (ieri agli dei
oggi ai santi etc) allora non si è atei devoti in ogni epoca? Ed i veri atei
non sono i frequentatori dei templi? Ebbene si! Se si vuole ragionare
seriamente potremmo vedere come gli atei siano dentro non fuori, ma se vogliamo
ragionar per categorie allora basta guardare se si frequenta o meno per
classificare atei e devoti. Altresì credo che sia l'ambiente che forgi le
nostre credenze, se fossimo nati in un paese arabo ci faremo uccidere per Allah
(anche se magari non conosceremmo nulla della fede islamica), siamo nati in
occidente e crediamo in Dio, se fossimo nati millenni prima saremmo devoti agli dei, se fossimo
nati ai tempi di Abramo saremmo adoratori degli astri (come egli stesso lo
era). Allora crediamo e seguiamo quello a cui l’ambiente dove cresciamo ci
inculca? Ebbene si e nessuno ne è immune! Comunque ritornando al nostro Epicuro
possiamo dire che non era visto di buon occhio dai ben pensanti di allora
poichè "non credeva" e predicava la libertà e la felicità dell'uomo,
non l'oppressione religiosa. Altra sua teoria era l'inutilità della paura della
morte poichè affermava: se ci sono io la morte non c'è, se c'è la morte io non
ci sono più allora di che preoccuparsi se entrambi non possiamo coesistere?
Infatti anche Borsellino ha detto: “chi ha paura di morire muore ogni giorno,
chi non ha paura muore una volta sola" allora se iniziamo a ragionare
piuttosto che parlare in modo logorroico e senza capire il significato di ciò
che diciamo vedremo che avremo più risultati e meno problemi! Ora penso che se
la morte non esistesse forse nessuna religione fosse mai nata, ricordo un
episodio narratoci dal un professore di filosofia il quale ci raccontò di un
suo conoscente al quale dopo un incidente morirono moglie e figli, così essendo
stato fino ad allora un credente non praticante come tanti ma credente e
devotissimo tutto ad un tratto diventa una persona religiosissima e devota,
questo risalta agli occhi dei suoi
compaesani che vedendo questo cambiamento chiedono il perché di questo
cambiamento repentino e la sua risposta era: “a me non importa se Dio esiste o
meno per me deve esistere altrimenti al solo pensiero di sapere i miei cari
morti e che non ci rivedremo mai più mi ucciderei pure io, non avrebbe senso
vivere”. Ecco che questa risposta molto sincere data da una persona che era
stato messo alle corde dalla vita penso rispecchi la vera motivazione che
spinge le persone a credere incondizionatamente senza dubbi o esitazioni ovvero
la paura della morte con tutte le sue diramazioni, ora spesso sia per teorie
che per riscontro nella realtà posso dire che ciò sia uno dei motivi a spinger
l’uomo a divenire un “credente”, come il bambino piccolo che scopre la sua
vulnerabilità e ne ha paura e cerca riparo nel padre in cui vede un uomo forte
ed invincibile ma non appena scopre che pure egli è vulnerabile allora cerca
riparo in qualcosa di ancor più superiore e tanto più sarà la paura tanto più
sarà la convinzione della propria fede! Infatti l'assolvere pie pratiche in
ogni tempo ed in ogni luogo penso non sia altro che un appagamento personale
più che un discorso di fede, come il pubblicano al tempio. Ora su piano
personale posso dire che molte persone vedendomi pensano che sia ateo poiché
non frequento gruppi religiosi, chiese etc, ma ciò non è solo un mio problema
ma il problema di moltissime persone. Personalmente vedo ciò come uno
stereotipo troppo banale, è facile fare divisioni tra bianchi e neri, nord e
sud, buoni e cattivi, atei e credenti etc etc, infatti penso che ciò sia solo
un analisi approssimativa e troppo vaga, serve solo a creare delle soluzioni a
basso costo, che soddisfino il proprio io, le proprie teorie che appagano dando
l'illusione di aver capito tutto mentre in realtà non si è capito niente. Mi
verrebbe molto più facile chiudere la testa e negare pure le evidenze accodarmi
alla massa dei credenti, sentirmi giusto poiché uomo di fede ed adempire pie
pratiche per vantare chissà quali meriti a differenza degli “atei”, che mi
costerebbe? Non sarei più felice? Non costruirei l’immagine di me stesso su un
dio che morirebbe sicuramente dopo di me? E ciò non mi porterebbe innumerevoli “benefici”
o illusioni? Penso di si poiché se riuscirei ad illudermi avrei trovato la
chiave per essere “felice”, ma sarebbe solo un discorso temporaneo poiché se la
mia fede sarebbe una fede fondata su queste cose crollerebbe o se la vorrei
mantenere in piedi sfocerebbe in nevrosi varie. Ciò ovviamente non mi spinge a
giudicare chi giudica me o gli altri chiudendoli in degli insiemi per far finta
di aver capito a mia volta e cadendo nello stesso errore, che ovviamente
essendo stato enunciato da me è giusto, ciò mi spinge semplicemente a
riflettere. Così riflettendo mi chiedo ma la chiesa (moschee e templi vari) non
sono spesso e volentieri delle prostitute a cui le persone attingono soddisfano
i propri bisogni e poi se ne fottono altamente di ciò che professano? Le
persone che in nome di Allah oggi si fanno saltare in aria e uccidono altre
persone cosa ne capiscono del Corano? Non è vero forse che non ne hanno aperto
mai neanche una pagina? Non è forse la forza dell' ignoranza a spingerli a fare questi gesti sotto il nome
di un dio che serve da paravento e come sfogo per la loro rabbia e frustrazione?
Spesso non vengono trainati da leader
che in queste persone trovano l'humus fertile con i quali possono arrivare ai
loro fini politici ed economici? Le crociate di un tempo le guerre sante oggi a
che servono se non a colmare le frustrazioni delle persone e a dar libero sfogo
alla loro ignoranza? Altresì chi manovra le masse ed induce le persone a far
ciò, non fa tutto questo per "gloria Dei" ma per doppi fini,
economici politici, di potere etc e loro forza e la manovalanza non è la mente
chiusa delle persone? Quale persona equilibrata e razionale si accoderebbe
dietro alla massa e compirebbe simili scempi? E se vogliamo uscir per un attimo
da un ottica religiosa e guardare la nostra civiltà “razionale” dove difficilmente
la gente si fa manovrare da ideali religiosi ( finchè non è davanti alla morte
o davanti la malattia ) ma sono cambiati solo gli strumenti e gli attori come
dicevo sopra, ci crediamo più evoluti e più colti dei nostri avi ma non ci
rendiamo conto che siamo perennemente manovrati dai mass media e dall'industria
che ci veste, ci nutre e ci conducono dove vuole in modo subdolo ed “indolore”
senza che neppure se ne accorge, anzi fanno credere che siano le persone a
scegliere, ciò fa sentire le persone “felici” uniformandole tutte a mangiare le
stesse cose, a vestire allo stesso modo, a comprare le stesse cose, a dire dove
dobbiamo andare la domenica (un tempo proliferavano le chiese per accogliere le
masse oggi si guardi i centri commerciali che sono le nuove cattedrali dove la
domenica si spingono le persone a comprare), ora potrei a mio avviso criticare
le persone di fede, le persone che riempiono questi centri commerciali ma cosa
concluderei e soprattutto cosa ho capito? Nulla! Ed è proprio il non aver
capito nulla il non aver idee preconcette che mi spinge alla ricerca e non al
giudizio, i miei errori come quelli dei miei simili non sono altro che una
parte della nostra umanità che ci invita a guardare e far tesoro di essi per
crescere e conoscerci. Così infine penso che l’uomo abbia sin dalla sua
comparsa sulla terra avuto bisogno di protezione di un essere superiore vedendo
la sua fragilità, l’uomo primitivo vedendo la difficoltà della caccia tramite i
disegni delle grotte faceva dei riti propiziatori alla divinità o alle forze
della natura cercando il loro aiuto e la loro protezione, poi nei secoli l’uomo
secondo i vari modi di vedere ha offerto beni agli dei nei più svariati modi.
Uno dei più particolari è stato quello del dio sole, in cui gli esseri umani o
le belve che veniva sacrificati ad esso venivano lasciati al sole con tutto il
loro sangue poiché essi credevano che il sangue che con il sole viene essiccato
(questo lo sappiamo noi) si pensava che il dio sole gradisse questi sacrifici e
se lo beveva, se poi andiamo alla nostre radici elleniche possiamo vedere una
miriade di dei che non facevano altro che quello che fanno gli uomini, avevano
tutti pregi e virtù degli uomini, se si va a dare un occhiata alla teogonia
di Esiodo (un facsimile della nostra
bibbia) in cui si vede la nascita di tutti gli dei non si potrebbe che restare
di stucco nel vedere la fantasia dei nostri avi (ciò ovviamente dopo millenni
ma se fossimo cresciuti in quei tempi allora per noi quello sarebbe stato un
argomento da non contraddire poiché sacro). I nostri romani che tante feste usi
e costumi ci hanno tramandato nella nostra realtà cristiana, infatti come loro
hanno preso spunto dalla teologia ellenica anche i cristiani hanno trasformato
tutte le feste pagane in cristiane, i paramenti sacri, le aureole, le
processioni e molto altro a cui noi diamo un valore sacro non sono altro che il
modo di vestire festeggiare etc etc dei nostri romani, ora se per un attimo
vogliamo fermarci qui e vogliamo chiederci ma in questo lasso di tempo quanti
dei sono nati e sono morti? Centinaia! E come fa a nascere ed a morire un dio?
Beh per questo bisogna valutare caso per caso, infatti anche i miracoli, le
statue ritrovate che parlano, che appaiono in sogno non sono una prerogativa
nostra ma in tutte le culture citate e non avvenivano ed abbondantemente. La
stessa religione ebraica come le tre grandi religioni monoteiste che riconosco
come loro padre Abramo il quale viene visto come un uomo giusto e di fede
ispirato da Dio (tutto questo a posteriori poiché ci viene detto così) ma
sapevate che egli era un adoratore degli astri e tutt’altro che un devoto di
Jahvè che nascerà solo successivamente? Non voglio entrare in merito di questo
o altro poiché penso che non ho nulla da insegnare ne tantomeno persone da
addestrare che pensino come me, ma altresì penso che se una persona è curiosa e
vuole capire ha tanto da scoprire sulla nostra identità religiosa, storica,
culturale etc, io ho fatto e continuo il mio di cammino che non è uguale a
quello di nessun altro, ognuno deve crescere personalmente. Ritornando al
discorso precedente se vogliamo essere obbiettivi avremmo tanto da mettere in
discussione sulla nostra fede, poiché non ne conosciamo quasi niente, si crede
solo perché così ci è stato detto; allora se per un momento accantoniamo il
religioso e prendiamo il lato razionale dell’uomo ( anche G.P II nell’enciclica
fide e ratio diceva infatti che la fede è come un uccello che ha due ali la
fede e la ragione se manca una o l’altra non si può volare con una sola ala, e
queste penso siano i veri atei chi fa forza su una o l’altra) facendo
riferimento a filosofi non “ortodossi” in materia di fede possiamo prendere alcune
massime non come dogmi ma come spunto per capire, Feuerbach diceva di Dio che
non è altro che una proiezione dei bisogni dell’uomo, poiché l’uomo non è
giusto allora Dio è somma giustizia, l’uomo non è perfetto allora è somma
perfezione, l’uomo è mortale allora Dio è immortale etc etc, un altro filosofo Schopenhauer diceva che non è dio che crea l’uomo ma
l’uomo che crea dio (se pensiamo ai Greci, romani ebrei, primitivi etc penso
non gli possiamo dare torto, ha anche le sue ragioni ma se poi dobbiamo creder
per forza allora il discorso cambia). Così avendo avuto la fortuna di valutare
da più punti di vista questa tematica ed avendola vissuta in prima persona,
essendo vissuto nel cuore della chiesa stessa posso affermare di non essere
arrivato ad nessuna conclusione certa, anche se debbo dire che pendo più per la
non esistenza di Dio, poiché se dovessi essere un giudice equo più sono le
prove, sia empiriche che teoriche, a disfavore che quella a favore, malgrado
ciò non mi sento di dare nessuna sentenza definitiva e non mi importa, quello
che mi interessa è capire, altresì per correttezza di giudizio debbo dire che
se una persona crede dopo aver usato la propria razionalità, avendo
approfondito la propria fede ed avendola analizzata fino alla viscere senza
cadere in facili e popolari fideismi e pie pratiche allora penso che la fede di
quelle persone sia una fede vera e sincera, ma per il resto di “credenti” che
popolano i vari templi e armano crociate penso che la loro fede non sia altro
che convinzione e puro fanatismo, atto a soddisfare o nascondere le paure o il
bisogno di sentirsi giusto che spesso celano un disagio ben più grave. Avendo
letto le biografie di grandi uomini di fede un punto in comune ho riscontrato
il buio della fede, queste persone malgrado la loro fede incondizionata (che in
quanto fede deve essere tale) hanno avuto chi per 40, 50 anni o per tutta la
vita il dubbio sull’esistenza di Dio e malgrado ciò hanno creduto, ecco il
frutto delle due ali. Ora sia il credente che il non credente non ha mai una
certezza assoluta poiché la certezza assoluta è degli stupidi o dei bigotti che
devono credere o no solo per principio! Quello che domanderei alle persone di
chiesa come fate ad affermare che Dio esiste con certezza matematica quando i
grandi mistici ed i santi che adorate hanno avuto sempre il dubbio e la loro
fede muoveva le montagne mentre quella vostra non muove neppur un granello di
sabbia? Questa presunzione non nasconde forse la paura che forse possono passare
dall’altro lato della barricata e così basta difendere questo principio di cui
non importa niente nei fatti ma serve solo a barricare le paure di questi
bigotti nel migliore dei casi la paura di osare? Come fate a credere alle
vostre madonne e santi protettori delle vostre città quando non ne conoscete ne
la storia ne la vera origine? Quante leggende oggi sono credute come verità di
fede frutto solo di manovre politiche ed economiche di “ministri di Dio”. Un
esempio che mi viene in mente è quello del venerdi di quaresima, se una persona
mangia carne si deve subito confessare poiché ha commesso un peccato abnorme,
si sente come se avesse rimesso Cristo in croce, ma che conoscete della vostra
fede non sapete che questa pia pratica ebbe inizio intorno all’anno 1000 non
per fine religiosi ma fu una manovra di un papa (di cui non ricordo il nome) il
quale aveva interessi economici sullo smercio del pesce? Quindi questo peccato
non deriva dalla tradizione più che dalle scritture? Infatti nel vangelo non
viene detto di stare più attenti a quello che esce dalla bocca dell’uomo
piuttosto che a quello che vi entra? Quindi gli interessi di un papa valgono
più delle parole di Cristo? In teoria no ma in pratica lascio fare ai “credenti”
che stanno molto attenti a questo, quindi ragionando con la loro mente chi
mangia carne venerdi di quaresima è un immorale irrispettoso ed un ateo mentre
chi non lo fa è morale giusto e un credente, ed in più vanti crediti davanti a
Dio, e penso quanto basti poco per illudere l’uomo……. Ora se credete per
sentito dire che fede sarà? Una fede fondata sulle chiacchiere non su una
realtà e che differenza c’è tra voi che credete a ciò che la tradizione o gli
anziani vi hanno tramandato e un bambino che crede a babbo natale che i
genitori gli hanno detto che esiste? Sembra per un adulto una domanda scontata
se crede di ragionare, ma se ragiona davvero allora il discorso cambia e si
vede che poi non è così scontata….. Ora il mio fine non è il dare risposte o
verità assolute è solo un voler esternar il frutto del mio ragionamento delle
mie conoscenze e del mio vissuto affinché siano non un punto di arrivo ma solo
uno spunto per ragionare e confrontarsi sia per il credente che il non
credente, che per me è molto differente dall’ateo per come lo si vede. Vuole
essere un modo differente e più dettagliato di vedere le cose un modo più
completo anche se non esaustivo rispetto ai ragionamenti semplicistici di
bianco e nero, giusto e sbagliato, buono e cattivo, ateo e credente, altresì Nietzsche diceva che l’ateo è il perfetto
cristiano, poiché fa nella sua vita reale tutto ciò che il bigotto professa
verbalmente ed a livello pratico non lo mette in atto. Se tutto questo mio
discorso o quello di un'altra persona o un qualsiasi altro evento fanno
chiudere a riccio il lettore bollandomi come una persona irriverente o immorale
chiedo di far mente locale ricordando che succedeva a chi ci ha preceduto, a
coloro che fanno perdere la “fede” allora penso che forse non è mai stata una
vera fede ma solo frutto di convinzioni o soddisfazioni dei propri bisogni o
delle proprie fobie, infatti anche il non credente nei momenti di paura non si
rifugia tra le braccia della divinità di turno quando vede che le proprie forze
lo hanno abbandonato? Allora questi dei o questo dio potrebbero essere una
nostra proiezione o una nostra creazione? La concezione della divinità non è
cambiata a seconda dei nostri bisogni? I greci avevano un a concezione
devozionale non si doveva mai mettere in discussione un dio, mentre i romani
avevano più una visione commercialistica, offrivano agli dei solo quando
avevano di bisogno diciamo erano più di larghe vedute un po’ come la nostra
società odierna, il dio di Abramo non era una volta battagliero, poi
vendicativo, terribile e nel nuovo testamento diventa misericordioso, padre
etc? E nelle successive interpretazioni, cattoliche, luterane, calviniste non
era benevolo a secondo delle ricchezze, pie pratiche a seconda della corrente a
cui si apparteneva? Ora potrei continuare a scrivere all’infinito poiché lungo
il mio cammino vado sempre analizzando vari dettagli e fatti che trovo lungo la
strada il tutto documentandomi a 360° non solo dal punto di vista che
prediligo, e ciò mi permette di parlare con equità non trovando verità assolute
ma essendo sempre pronto a crescere cercando il confronto costruttivo con
chiunque soprattutto con chi la pensa in modo differente, non bollandolo come
bigotto o credente ma ascoltandolo e cercando di capire le “ragioni della sua
fede”. Infatti penso che la vera fede sia rarissima malgrado la stragrande
massa di “credenti” la fede è un salto nel buio in cui si decide di andare
malgrado non si veda uno sbocco
razionale, ma questo salto viene fatto per fede, ma se la ragione non
accompagna questo cammino sarà una fede fatta di devozioni ed emozioni, così come
la storia se non si conoscono le radici del proprio credo si rimarrà
sempre bambini con una fede da
catechismo non da adulti e se non si hanno le facoltà per scegliere e vagliare
il proprio credo allora più che credenti si resterà perennemente schiavi delle
proprie paure e questa fede non sarà mai una scelta ma un obbligo convincendosi
di essere uomini di fede ma essendo solo degli atei devoti.
P.S: Da considerarsi come brutta copia
Ben scritto;) thumbs up per la citazione di bruce lee:p
RispondiEliminaGrazie mille da parte mia.... e tante grazie penso pure da Bruce Lee.........
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